- Redazione
- 14/04/2023
Nell’ultimo anno negli Stati Uniti è avvenuto un qualcosa che ha rivoluzionato l’impiego del denaro da parte dei risparmiatori, destabilizzando il sistema bancario: lo spostamento della liquidità dai depositi bancari ai fondi monetari. Questo è stato alla base del fallimento di alcune banche statunitensi e delle enormi difficoltà finanziarie in cui versano altri istituti di credito che si trovano sull’orlo della bancarotta. Le autorità regolamentari sono intervenute per cercare di arrestare il deflusso dei depositi, ma secondo gli esperti il travaso di liquidità non si arresterà presto verso i fondi monetari, che hanno ormai raggiunto l’importo di oltre 5.000 miliardi di dollari.
Fondi monetari: cosa sono
I fondi monetari sono organismi che investono le somme raccolte dagli investitori in strumenti finanziari assimilabili ai contanti in quanto hanno una scadenza di breve termine. Gli asset comprendono quindi i titoli di Stato USA di durata pari o inferiore a un anno, i pronti contro termine, le commercial paper e altri strumenti dalla liquidità immediata. Per lungo tempo, i fondi monetari sono stati preda soprattutto di aziende che volevano utilizzare la liquidità in eccesso ma di cui potevano avere bisogno in tempi brevi. Si tratta quindi di fondi sicuri, che hanno grande rilevanza soprattutto durante i periodi di grande turbolenza nei mercati finanziari.
Tuttavia, un rischio seppur remoto esiste sempre. Ad esempio, nel settembre 2008 vi fu il crollo del Reserve Primary Fund, il più antico fondo del mercato monetario americano, che ha stimolato la corsa verso altri fondi. Da allora però il governo USA ha attuato alcuni cambiamenti alle regole, come l’obbligo per i fondi di investire in attività ancora più liquide, in modo da proteggere gli investitori in tempi di crisi e rendere il sistema finanziario più solido.
Fondi monetari: il legame con i depositi bancari
Come esposto nell’introduzione, da un anno a questa parte si è verificato negli Stati Uniti un continuo passaggio di denaro dai depositi bancari ai fondi monetari. Cosa è successo? La Federal Reserve a marzo del 2022 ha iniziato ad alzare i tassi d’interesse per combattere l’inflazione che stava crescendo in maniera irrefrenabile. Un costo del denaro più alto si è tradotto in un aumento dei rendimenti sul mercato, ma le banche non hanno incrementato adeguatamente il tasso riconosciuto sui depositi dei clienti. Questi ultimi hanno realizzato che tenere i propri soldi in banca non era molto redditizio, soprattutto se potevano impiegarli in strumenti sicuri come i fondi monetari che garantivano ritorni sul capitale più interessanti e che non costringevano le persone a tenere il denaro immobilizzato per molto tempo.
L’esodo si è intensificato quando la Silvergate Capital, la Silicon Valley Bank e la Signature Bank sono fallite quest’anno, perché al discorso relativo ai tassi si è aggiunta la paura che i propri soldi nel circuito bancario potessero non essere più sicuri. Negli Stati Uniti i depositi sono assicurati dalla Federal Deposit Insurance Corp. fino a 250 mila dollari e si sta discutendo di aumentare il tetto almeno per le banche che si trovano in difficoltà.
Depositi bancari: i vantaggi rispetto ai fondi monetari
Anche se la situazione delle banche in questo momento è delicata, molti preferiscono mantenere i propri risparmi sul conto bancario. Semmai scelgono di trasferirli presso banche più grandi e sicure, come sta avvenendo attualmente in America. Le motivazioni di tenere i fondi in banca sono diverse. A parte una questione di inerzia o compiacimento, scaturita anche dal fatto che si parla di cifre non esorbitanti, vi è come detto la questione dell’assicurazione dei depositi fino a 250 mila dollari, che fa dormire sonni tranquilli ai clienti qualsiasi cosa succeda.
Inoltre, i depositi permettono di avere accesso al proprio denaro immediatamente, disponendo per gestire tutta una serie di operazioni che hanno a che fare con pagamenti di bollette, rate del mutuo, bonifici bancari e quant’altro. Con i fondi monetari bisognerebbe aspettare alla scadenza degli investimenti, seppur breve, per tornare in possesso delle somme liquide. È sempre possibile liquidare i fondi in caso di necessità, ma in tal caso si rimane esposti ai rischi del mercato soprattutto in tema di dinamiche dei tassi di interesse. Proprio per queste ragioni, i fondi monetari per essere competitivi devono offrire un surplus di rendimento rispetto ai depositi bancari.
Banche USA: le conseguenze dei continui deflussi dei depositi
La domanda che molti si pongono è: ma cosa potrebbe succedere se i risparmiatori continuano a prelevare denaro dalle banche per trasferirlo nei fondi monetari? A quel punto gli istituti di credito dovranno fare alcune scelte che avranno ripercussioni non troppo gradevoli per il sistema finanziario e per l’economia. Una potrebbe essere quella di aumentare i tassi sui depositi, con l’effetto di rendere soprattutto le piccole banche poco redditizie e farle sparire dal mercato.
Un’altra conseguenza potrebbe riguardare la necessità degli istituti di credito di far riferimento a fonti di finanziamento più onerose, mettendo sotto pressione il proprio business sul margine di intermediazione. Infine, le banche potrebbero ridurre i prestiti, perché avrebbero meno liquidità per concederli. Ciò avrebbe ripercussioni dannose sull’economia, in quanto rallenterebbe le spese dei consumatori e gli investimenti delle aziende.
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